Milton Erikson psicoterapia familiare 21 Dic 2020

BY: admin

Psicoterapia

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La vita di Milton Erikson, uno dei più celebri psicoterapeuti e ipnotisti americani, è segnata dalla malattia.

Nato nel 1901 in una famiglia povera e numerosa, fin dalla tenera età, Milton soffre di una serie di problemi neurologici. È daltonico, tanto che tra i colori riesce a distinguere soltanto il viola, soffre di una lieve forma di dislessia e di sordità tonale, un particolare deficit sensoriale che gli impedisce di percepire e apprezzare l’armonia dei suoni e della musica.

Questo, però, non gli impedisce di intraprendere una brillante carriera scolastica, ricca di risultati e successi. Anzi, le sue difficoltà lo aiutano ad acquisire e sviluppare una grande capacità di osservazione, che sarà fondamentale nel suo lavoro.

A 17 anni, Erikson rischia di morire a causa della poliomielite che lo costringe a letto e lo manda in coma. I medici dicono che, se riuscirà a svegliarsi, comunque resterà paralizzato. Ma si sbagliano.

È vero, però, che la malattia lascia degli strascichi nel suo corpo, compromettendo per sempre la sua salute. Egli, infatti, pur riprendendo a parlare e camminare, avrà difficoltà di movimento e sarà costretto a usare prima un bastone e poi una sedia a rotelle a causa della progressiva paralisi delle gambe e di un braccio, manifestatasi in età matura, dopo i 50 anni.

Dovrà far uso di antidolorifici e anche dell’autoipnosi per trovare sollievo dai dolori provati. Quest’esperienza rappresenta un tassello fondamentale nella sua formazione personale, qualcosa che contribuisce alla sua crescita interiore.

Qualcuno dirà che, imparando a guarire sé stesso, Erikson apprese anche come guarire gli altri.

Sono alcuni membri del gruppo di Palo Alto, Jay Haley e John Weakland a interessarsi al lavoro terapeutico di Erikson, rendendosi conto di come i suoi interventi, spesso non convenzionali o comuni, riuscissero a determinare rapidi cambiamenti nel paziente. L’efficacia del suo approccio non deriva tanto dall’uso delle tecniche dell’ipnotismo, che pure conosce in modo approfondito. È piuttosto il suo modo di comunicare con i pazienti, particolarmente efficace, a fare la differenza.

L’approccio terapeutico di Erikson: efficacia e praticità

Quali sono le caratteristiche della psicoterapia di Erikson? Innanzitutto, questo tipo di approccio è orientato a una grande praticità e all’ottenimento di risultati concreti.

Erikson privilegia la pratica, l’esperienza sul campo, alla teoria, pur essendo un profondo conoscitore delle diverse teorie psicologiche, che utilizza quando ritiene possano essere utili a raggiungere lo scopo.

Egli ritiene, infatti, che in molti casi le teorie complesse possano rappresentare un ostacolo poiché i terapeuti possono rimanere intrappolati in alcuni schemi, tanto da assumerli come pregiudizi concettuali, facendosi influenzare in modo eccessivo dalla propria stessa impostazione.

Erikson, in buona sostanza, ritiene inconcepibile che possa esistere un’unica teoria in grado di spiegare la complessità dei comportamenti e delle relazioni umane.

È il risultato a orientare e guidare il terapeuta.

L’osservazione attenta del contesto

Altro elemento fondamentale dell’approccio terapeutico di Erikson è l’estrema attenzione al contesto entro cui si muove il paziente cioè la famiglia. Nessuno direbbe che Erikson è un terapeuta della famiglia, visto che i suoi studi e la sua pratica ruotano attorno all’ipnosi clinica e a quella sperimentale. È vero, però, che egli si interessa in modo particolare alle famiglie, spesso le coinvolge nell’intervento terapeutico. Si rende conto che il disagio individuale ha delle matrici sociali e culturali e le prende in seria considerazione quando progetta un intervento. Pur occupandosi del singolo individuo e del suo benessere psicologico, non può mai prescindere da ciò che il paziente ha intorno.

L’osservazione secondo Erikson

Secondo Erikson, la prima parte dell’intervento terapeutico si fonda su un’osservazione attenta. Il tipo di osservazione a cui fa riferimento il terapeuta è un processo attivo, capace di operare un cambiamento nell’individuo e nel suo sistema familiare.

Il terapeuta presta una grande attenzione anche ai dettagli minimi, ai particolari che altri potrebbero reputare insignificanti, alle variazioni che intervengono nel corso della seduta. Proprio questo atteggiamento fa sentire vicinanza, empatia, comprensione alla famiglia, che si sente considerata e rassicurata. Un’osservazione attenta, a cui non sfuggono questi elementi, garantisce che l’intervento terapeutico ha un suo fondamento. Non è qualcosa di calato dall’alto, che prescinde dai soggetti che il terapeuta si trova davanti.

Non ha nulla di strumentale.

Si parla anche di osservazione responsiva poiché è in base a essa che il terapeuta interviene. Sono i dati colti nel corso dell’osservazione a guidare e orientare l’intervento terapeutico.

Una visione positiva

Uno degli aspetti più rilevati dell’approccio di Erikson riguarda, forse, la sua visione positiva dell’individuo e delle motivazioni alla base del suo agire e delle sue relazioni.

Egli non cerca tanto colpe e conflitti, ma evidenzia le potenzialità positive insite nell’individuo e nella famiglia. È interessato a individuare tutti quegli aspetti e quelle caratteristiche che possono rivelarsi preziosi nella conduzione del trattamento terapeutico.

L’individuo e la famiglia, per quanto possano presentare disturbi e caratteristiche disfunzionali, hanno dentro di sé delle risorse e delle capacità da mettere a frutto per ottenere il risultato sperato.

In particolare, come osserva Camillo Loriedo nel saggio “Il contributo di Milton Erikson alla terapia familiare”, egli valuta in modo positivo una serie di aspetti:

  • La forza positiva dell’inconscio
  • Le risorse conservate dall’individuo e dalla famiglia
  • La naturale tendenza di individui e famiglie a produrre cambiamenti significativi anche attraverso dei comportamenti legati al sintomo
  • Le modalità di collaborazione al processo terapeutico che vanno sotto il nome di resistenza
  • Le potenzialità terapeutiche della famiglia
  • L’atteggiamento e la predisposizione positiva del terapeuta nei confronti dell’individuo e della famiglia
  • L’aspettativa di cambiamento del terapeuta
  • L’utilizzazione dei pattern individuali e familiari da parte del terapeuta

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